Il 4 giugno 1989, in piazza Tian’anmen a Pechino, l’esercito cinese mette in atto una dura repressione nei confronti di migliaia di manifestanti. Da allora in Cina su questa tragedia è calato il silenzio, ma ci sono dei libri che possono aiutare a capire cosa è successo
Ogni anno il 4 giugno il pensiero torna inevitabilmente al 1989 e alla dura repressione subita da studenti, intellettuali e operai in piazza Tian’anmen a Pechino. Chiunque metta piede su quella immensa piazza, ancora oggi dominata dalla gigantografia di Mao Zedong o si trovi a osservarne una foto su un giornale o sul web non può non pensare alla tragedia di cui è stata teatro oltre trent’anni fa e che ha portato la Cina sotto i riflettori del mondo intero.
Tutto inizia nel mese di aprile con la morte di Hu Yaobang, politico riformista finito nel mirino della leadership cinese per le sue posizioni. Sull’onda dell’emozione per la sua scomparsa, studenti e sostenitori di Hu cominciano a radunarsi nella piazza della capitale cinese. La protesta cresce e si diffonde anche al di fuori della capitale, coinvolgendo anche i lavoratori.
I manifestanti radunati davanti alla Grande Sala del Popolo, che costeggia la piazza, chiedono di incontrare le autorità cinesi, divise tra chi sarebbe pronto al dialogo e chi lo rifiuta. Prevale la linea dura, ufficializzata in un editoriale pubblicato sul Quotidiano del Popolo e firmato da Deng Xiaoping. Lo scontro si inasprisce, le manifestazioni dilagano, gli studenti iniziano lo sciopero della fame. Viene promulgata la legge marziale, truppe e mezzi militari avanzano verso la piazza. E nella notte tra il 3 il 4 giugno 1989 l’esercito apre il fuoco, iniziando lo sgombero.
Rimangono coinvolti studenti, operai e cittadini di Pechino, non solo nella piazza, ma anche nelle aree vicine.
Una pagina buia della recente storia della Cina, di cui ancora oggi non è dato sapere il numero esatto delle vittime. In Cina è un argomento tabù, di cui molti sanno poco o nulla.
Ma alcuni autori cinesi, e non solo, in modi diversi, ne parlano aiutando a comprendere quello che è successo e cosa abbia significato.
ROMANZI SU TIAN’ANMEN
L’estate del tradimento di Hong Ying (Mondadori, 1997)
È l’alba del 4 giugno 1989, la luce del giorno si leva sulle vittime della sanguinosa repressione di piazza Tian’anmen. Lin Ying, una giovane poetessa, sfugge ai carri armati e ai soldati, cercando disperatamente di raggiungere l’appartamento che divide con l’uomo che ama. Nel cuore ha il sentimento dell’inganno, del vuoto, la sensazione di un tradimento. Non sarà l’unico. Costretta a fuggire anche dalla sua casa e dai suoi affetti, Lin si trova sospinta nel vortice di terrore e pericolo che regnano a Pechino. In cerca di un’identità e di una libertà che le sfuggono, oppressa dalle memorie del passato e dagli sconvolgimenti del presente, comincia per lei una fase di radicale trasformazione. La disillusione politica si intreccia con quella amorosa e, mentre i suoi compagni si leccano le ferite o cedono ai ricatti della normalizzazione, Lin riscopre il suo corpo e la sua solitudine. E abbraccia un’altra utopia, quella della liberazione sessuale: la forza dell’eros è la sola forma di ribellione rimasta, l’unica risposta possibile alla legge marziale. Anche se può rendere oggetto di nuovi tradimenti. Pubblicato originariamente a Taiwan nel 1992, è stato censurato in Cina, dove è comunque ampiamente circolato in edizione clandestina.
La porta della pace celeste di Shan Sa (Neri Pozza, 1999)
Primo romanzo di Shan Sa, è ambientato nel 1989. Protagonisti sono Ayamei, la ribelle, e Zhao, il soldato. La notte di piazza Tian’nanmen, i due intrecciano i loro destini, così apparentemente opposti nel sogno della rivolta e nell’ottusa obbedienza all’ordine costituito. Ayamei, leader del movimento studentesco, sta fuggendo dalla piazza poco prima del massacro degli studenti e vaga per le strade buie di Pechino. Zhao, giovane ufficiale di una guarnigione lontana, spedito nella capitale a sedare la rivolta, è appena riuscito a sottrarsi al linciaggio di una folla inferocita. Dopo pagine in cui la cruda descrizione dell’orrore non lascia spazio ai richiami del cuore, Shan Sa conduce il lettore in un universo di pura poesia, dove la pace subentra alla guerra e la bellezza della natura alle strade buie della città insanguinata. Descrivendo la fuga di Ayamei tra le montagne cinesi e l’inseguimento di Zhao, La porta della pace celeste narra della fuga verso la libertà.
Pazzia di Ha Jin (Neri Pozza, 2003)
In questo romanzo le proteste di piazza Tian’anmen fanno da cornice alla storia, facendo capolino qua e là, fino a ritagliarsi un posto in primo piano nell’ultima parte del libro. Jian Wan, studente di letteratura classica all’università di Shanning, è chiamato ad assistere il signor Yang, suo professore ricoverato in ospedale in seguito a un ictus. Inizia così per lui un periodo di smarrimento e dubbi, alimentati dalle riflessioni, spesso incomprensibili, del professor Yang. Rimessa in discussione la sua vita, rinunciando allo studio e all’amore, Jian prende un treno per Pechino e si ritrova nel pieno degli scontri in corso nella capitale, da cui fuggirà, profondamente scioccato e inconsapevole che da quel momento la sua vita sarà segnata per sempre.
Pechino è in coma di Ma Jian (Feltrinelli, 2009)
È sicuramente il libro che affronta in maniera più esaustiva la tragedia di piazza Tian’anmen, raccontandola da dentro e portando il lettore a vivere quei giorni drammatici. Dai Wei è costretto in un letto, in coma, da dieci anni, da quando cioè il 4 giugno 1989 viene colpito alla testa da un proiettile durante la rivolta di piazza Tian’anmen. La sua mente ripercorre i giorni delle proteste studentesche, ricordando le mobilitazioni degli universitari dell’Università di Pechino, le discussioni politiche e i discorsi tra compagni. E se il suo corpo è immobile, la Cina corre e cambia proiettata verso le Olimpiadi del 2008, che la porteranno un’altra volta sul palcoscenico del mondo con un’immagine totalmente diversa da quella con cui c’era stata vent’anni prima
La Cina sono io di Xiaolu Guo (Metropoli d’Asia, 2014)
Uscito in occasione del venticinquesimo anniversario della strage di piazza Tian’anmen, il libro racconta la storia d’amore tra Jian, musicista punk di Pechino incarcerato e allontanato dalla Cina, e Mu, aspirante poetessa che, non avendo più sue notizie da tempo, entra in contatto con un direttore di una casa editrice inglese a cui consegna lettere e diari scritti da lei e Jian, nella speranza di ottenere qualche informazione. Toccherà a Iona, giovane traduttrice che si appassionerà alla vicenda, tradurre il materiale e ricostruire quanto è successo a Jian, che si scoprirà essere figlio di un importante politico cinese. Nella storia tra Jian e Mu le vicende di piazza Tian’anmen occupano un posto di primo piano, avendo profondamente segnato la vita del ragazzo e il suo percorso politico
Fuga di morte di Sheng Keyi (Fazi Editore, 2019)
Sulla piazza principale di Beiping, capitale dello Stato di Dayang, un giorno compare un enorme escremento a forma di pagoda: un atto dissacrante, che fa esplodere le gravi tensioni sociali latenti da tempo, innescando un movimento di protesta guidato da poeti e intellettuali. Yuan Mengliu, giovane e rispettato poeta, vive però una crisi profonda. Da un lato si dimostra incapace di sopportare la violenza della rivolta e della sua repressione da parte del governo, dall’altro non riesce ad abbracciare gli ideali rivoluzionari della sua compagna Qi Zi, la quale si afferma invece come leader della protesta. Quando la ragazza scomparirà in circostanze misteriose, Yuan Mengliu, ormai abbandonata la poesia e diventato un chirurgo, si metterà alla sua ricerca. Dopo anni di viaggi, si ritroverà in un luogo sperduto chiamato Valle dei Cigni: un mondo utopico apparentemente perfetto che si rivelerà invece sottoposto a imposizioni ferree dall’alto, dove ogni aspetto della vita è regolamentato ai fini del benessere dello Stato, con tragiche conseguenze. Rifiutato in Cina per il suo contenuto controverso e pubblicato per la prima volta in inglese, Fuga di morte rappresenta il coraggioso tentativo da parte della sua autrice di confrontarsi con l’eredità della protesta di Tian’anmen e della sua aspra repressione.
Non dite che non abbiamo niente di Madeleine Thien (66thand2nd, 2019)
Marie è nata in Cina ma è cresciuta con la madre in Canada. Il padre le ha abbandonate due volte: la prima quando se n’è andato di casa, la seconda quando si è ucciso gettandosi dal nono piano di un grattacielo a Hong Kong. Siamo all’inizio degli anni Novanta e i fatti della lontana Cina irrompono nella vita di Marie e della madre quando Ai-ming, fuggita dopo il massacro di piazza Tian’anmen, bussa alla loro porta. È con il suo aiuto che Marie inizia a ricostruire la storia di suo padre, una storia ricca di idealismo rivoluzionario, di musica e di silenzio, in cui tre musicisti del Conservatorio di Shanghai combattono nella Cina dell’implacabile Rivoluzione culturale per rimanere fedeli l’un l’altro e alla musica verso cui hanno consacrato la propria vita. Dalle affollate sale da tè nei primi giorni della Rivoluzione fino agli eventi che portarono alle manifestazioni del 1989 a Pechino, seguendo le vicende di un misterioso taccuino passato di mano in mano durante gli anni di Mao, Madeleine Thien compone un affresco dolente e meraviglioso di un Paese in continua trasformazione e una riflessione di vasta portata sul ruolo della politica e dell’arte nella società.
Risorgere di Paolo Pecere (Fazi, 2019)
Marco e Gloria si perdono sui monti himalayani, in una valle senza uscita oltre il confine della Cina, tra ghiacci che si sciolgono e nessun segno di vita. Gloria scivola in un crepaccio e scompare. Erano arrivati fin qui in cerca di Chen, il padre cinese di lei, uno degli studenti di piazza Tian’anmen, diventato poi ricco imprenditore in Africa, giocatore d’azzardo nei casinò di Macao, infine pellegrino nei monasteri buddhisti tibetani. Di lui Gloria ha avuto notizie solo dai racconti di sua madre. All’arrivo della ragazza, con le sue domande sul passato, Chen è sparito e sembra si sia incamminato verso le montagne. Ma interviene sulla scena un nuovo personaggio, Liang, che ripercorre nella memoria la propria vita di poeta e quella di Chen, mentre Marco cerca Gloria e ricorda i loro anni insieme tra Berlino e Roma. Due storie si sovrappongono negli eventi di pochi giorni, mentre i due narratori seguono le tracce della figlia e del padre.
SAGGI SU TIAN’ANMEN
The Tiananmen Papers di Andrew Nathan, Liang Zhang, Orville Schell, Perry Link (PublicAffairs, 2001)
Il libro, pubblicato in inglese e in cinese a Hong Kong, raccoglie documenti ufficiali con cui sono ricostruite le posizioni presenti nel Partito Comunista Cinese durante le manifestazioni. Da una parte ci sono i riformisti, guidati dal segretario Zhao Ziyang, e dall’altra i conservatori del premier Li Peng. Ne emerge poi chiaramente il ruolo svolto da Deng Xiaoping nel prendere la decisione di ricorrere alla forza per sedare le proteste.
I documenti sono pubblicati in ordine cronologico, coprendo il periodo da aprile fino a fine giugno 1989.
La Cina in dieci parole di Yu Hua (Feltrinelli, 2010)
Nel primo capitolo del libro, dedicato alla parola popolo, Yu Hua parla di Tian’anmen, come di «un’esplosione di passione politica dei cinesi o, meglio, l’ultimo e definitivo sfogo di una passione politica che si era sedimentata durante la Rivoluzione culturale, dopodiché la passione per il denaro ha preso il suo posto». In poche pagine lo scrittore ripercorre quel periodo, ricordando il clima che si respirava a Pechino, testimoniando cosa ha visto e constatando che «oggi in Cina pochissimi giovani sono a conoscenza dei fatti di piazza Tian’anmen e il commento vago dei pochi che ne sanno qualcosa è: “Mi hanno detto che c’è stata una manifestazione con un sacco di gente”».
Mao Zedong è arrabbiato di Yu Hua (Feltrinelli, 2018)
Il libro raccoglie una selezione di articoli e commenti che Yu Hua ha scritto per giornali occidentali. Gli articoli, organizzati in cinque aree tematiche, offrono uno spaccato della Cina contemporanea, descritta in maniera lucida e senza filtri, attraverso aneddoti, riflessioni, vicende lette o vissute, che aiutano il lettore a trovare risposte a molte delle domande più frequenti che l’osservatore occidentale si pone quando guarda alla Cina. Particolarmente interessante la parte del libro che raccoglie gli scritti dedicati alla censura. Yu Hua la analizza da diversi punti di vista, evidenziandone la contraddittorietà e i meccanismi, e parla anche di come venga aggirata. Come esempio, porta proprio i fatti di piazza Tian’anmen. In Cina per parlare di quanto successo il 4 giugno 1989, argomento proibito sul web, viene utilizzata la data del 35 maggio. Un espediente quello di ricorrere ad allusioni, metafore e giri di parole che permette ai cinesi di esprimere la propria opinione e di toccare argomenti che altrimenti non potrebbero affrontare.
Pechino 1989 di Ilaria Maria Sala (Edizioni Una Città, 2019)
Nel 1989, all’epoca dei fatti di piazza Tian’anmen, Ilaria Maria Sala era una studentessa che frequentava l’Università di Pechino. È stata, quindi, testimone diretta di quello che successe nella capitale cinese tra l’aprile e il giugno del 1989, nei mesi in cui si svilupparono le proteste e si arrivò poi alla dura e violenta repressione. Riprendendo le foto e il diario scritto in quei giorni, l’autrice racconta lo spirito che animava chi marciava nei cortei e scendeva in piazza, facendo sentire la propria voce. Una preziosa testimonianza su uno dei momenti cruciali della storia cinese degli ultimi quarant’anni.
GRAPHIC NOVEL SU TIAN’ANMEN
Una vita cinese. Il tempo del denaro di Li Kunwu e Philippe Ôtié (addEditore, 2017)
È il terzo volume della trilogia Una vita cinese, autobiografia dell’artista Li Kunwu, disegnata da lui e scritta con Philippe Ôtié, che racconta la Cina dall’avvento di Mao Zedong ai giorni d’oggi. Il libro che chiude la trilogia si apre con la fine della Rivoluzione culturale e l’avvio della politica di riforma e apertura, inizio di grandi cambiamenti per la Cina. Tra i personaggi anche il coautore, con cui Li si confronta mettendo una di fronte all’altra la visione occidentale e quella cinese, dai fatti di piazza Tian’anmen al capitalismo.
Tiananmen 1989 di Lun Zhang, Adrien Gombeaud e Ameziane (Seuil Delcourt, 2019)
Testimonianza inedita e diretta di un testimone della primavera di Pechino del 1989. La Cina si sta aprendo al mondo, alla guida del Paese conservatori e riformatori si fronteggiano. La morte del più amato tra loro, Hu Yaobang, innesca una catena di manifestazioni senza precedenti per la Cina. Dal 15 aprile, gli studenti scendono in piazza Tian’anmen. Un mese dopo la piazza nel cuore di Pechino è occupata da una folla immensa che chiede che l’apertura economica sia accompagnata da un avanzamento della democrazia. Ma la notte del 4 giugno 1989, Deng Xiaoping invia militari e carri armati che massacrano gli occupanti pacifici della piazza.
Dimenticare Tiananmen di Davide Reviati (Becco Giallo, 2009).
In questa graphic novel, i fatti di piazza Tian’anmen vengono affrontati da un punto di vista diverso. Nella consapevolezza che quegli avvenimenti sono stati uno spartiacque per la storia della Cina, vengono affiancate immagini della Cina moderna con altre del passato, che vengono proposte al lettore attraverso il racconto di un italiano in viaggio in Cina sulle tracce della fidanzatina avuta in gioventù. Poco testo, ma immagini potenti, che comunicano il dolore e lo smarrimento vissuti da un popolo.
(Foto di apertura: Foto Michael Mandiberg – Creative Commons)