Il romanzo d’esordio della scrittrice cinese Hong Ying, che racconta la repressione di piazza Tian’anmen attingendo alla sua esperienza personale
Ancora un libro dedicato alla repressione di piazza Tian’anmen. Ancora un esordio letterario. E ancora una scrittrice cinese che dopo Tian’anmen ha lasciato la Cina, anche se non definitivamente, cominciando a scrivere e pubblicare all’estero.
Leggendo le prime pagine del romanzo L’estate del tradimento (traduzione di Rosa Lombardi, Mondadori, 1997) di Hong Ying, il collegamento con La porta della pace celeste di Shan Sa (Neri Pozza, 1999) è stato immediato e inevitabile. Un po’ perché avevo appena terminato di leggerlo e un po’ perché le due scrittrici e i due libri hanno alcuni punti in comune.
Nonostante queste premesse, però, andando avanti con la lettura, mi sono resa conto che le affinità si limitano ad alcuni aspetti delle biografie di Shan Sa e di Hong Ying e alle prime pagine dei due romanzi, che pur avendo uno stesso punto di partenza, cioè la repressione avvenuta in piazza Tian’anmen nella notte del 4 giugno 1989, hanno esiti totalmente diversi.
L’estate del tradimento, proprio come La porta della pace celeste, si apre all’alba del 4 giugno 1989, nel caos delle strade di Pechino, teatro della repressione messa in atto dal governo cinese per mettere la parola fine alle manifestazioni di studenti, e non solo, in corso da settimane. Protagonista è Lin Ying, una giovane poetessa, in fuga da piazza Tian’anmen. Sconvolta e disperata, vuole solo riuscire a raggiungere l’appartamento che divide con colui che ama. Ma, dopo aver dovuto incassare il fallimento collettivo delle istanze portate avanti con gli altri manifestanti, deve fare i conti con un fallimento individuale, che non aveva messo in conto.
Il tradimento del titolo, quindi, in un primo momento si manifesta su un doppio piano. Il tradimento politico da parte del governo e il tradimento sentimentale da parte del suo compagno. Ma con il procedere del racconto, si aggiunge una terzo piano di lettura: il tradimento sociale che si traduce nella scelta di molti manifestanti di rinnegare le loro rivendicazioni.
Sono passati soltanto due mesi e già cominciano i mea culpa, entro due anni aderiranno alla politica del Partito, e in capo a venti si inginocchieranno di fronte al potere, qualunque esso sia!
Lin Ying si trova immersa in una totale confusione e disillusione, in cui si mescolano incertezza e paura, e finisce col rimettere tutto in discussione, interrogandosi sulle sue scelte, su ciò che ha fatto e su ciò che è diventata.
Perché si era gettata con tanta foga nel Movimento? Quella domanda, a cui non riusciva a trovare risposta, aveva continuato a ossessionarla, ma ora era chiaro: non sopportava l’ipocrisia.
E mentre chi la circonda trova vie di fuga verso nuove forme di libertà, sacrificando la propria vita o le proprie convinzioni, Lin Ying si rifugia in se stessa e nel suo corpo, ne ricerca il piacere e ne rivendica la libertà, senza tabù o moralismi, dando forma a una nuova modalità di ribellione, che le riserverà un nuovo tradimento.
Hong Ying scrive questo suo primo romanzo nel 1991, in soli tre mesi, mentre si trovava a Londra. Tra queste pagine c’è molto di lei, che ha vissuto in prima persona la Primavera di Pechino del 1989. Proprio a causa delle tematiche trattate, il libro è stato censurato in Cina e pubblicato a Taiwan, prima di essere tradotto in molte altre lingue e arrivare in Occidente, ottenendo un buon successo.
In L’estate del tradimento è possibile rintracciare nell’opera di Hong Ying gli elementi che ne hanno determinato l’assimilazione alle scrittrici femminili etichettate come esponenti della Scrittura individualistica, sviluppatasi in Cina negli anni Novanta del secolo scorso, in cui trova ampio spazio l’universo femminile in tutte le sue sfaccettature.