Gabriele Barbati ripercorre la vita di due attivisti cinesi, che lottano contro il Partito comunista in difesa dei diritti umani e civili
Questo romanzo è un pugno allo stomaco. Soprattutto per chi ama la Cina.
Ricordavo di aver letto una decina di anni fa articoli che parlavano di Hu Jia, della detenzione e della successiva liberazione dell’attivista cinese impegnato nella difesa dei diritti umani e civili, in prima linea in campagne per l’ambiente, i malati di AIDS, la democrazia e la libertà di espressione. Ma leggere la sua storia e quella di sua moglie Zeng Jinyan in questo romanzo di Gabriele Barbati è profondamente diverso rispetto alla lettura di poche righe di una cronaca giornalistica.
Ho immensamente voluto, pubblicato da Funambolo Edizioni, racconta nel dettaglio le lotte che hanno portato avanti, i soprusi che hanno subito, le limitazioni che hanno dovuto sopportare, gli arresti ingiusti e le torture atroci che sono stati loro inflitti, l’isolamento che sono stati costretti a sopportare.
Pagina dopo pagina, Gabriele Barbati, che ha vissuto a Pechino per diversi anni, fa scoprire al lettore cosa si nasconde dietro lo slogan Un mondo, un sogno, proclamato a gran voce dal governo cinese in occasione delle Olimpiadi di Pechino del 2008.
La Cina stava per presentarsi al mondo indossando il suo abito migliore, celebrando la sua storia e sfoggiando la sua cultura millenaria, con una cerimonia olimpica che avrebbe incantato il mondo intero. Ma cosa si celava dietro la magnificenza e i grandi progetti olimpici? Che prezzo è stato pagato per dare al mondo quella immagine di perfezione edulcorata da problemi e dissensi?
Lo capiamo dalla voce di Zeng Jinyan, che ripercorre la sua storia e quella di suo marito. Il suo impegno come volontaria nella provincia dello Henan per aiutare le persone che avevano contratto Hiv-Aids a causa di vendita del sangue e mancanza assoluta di regole igienico-sanitarie, il lavoro nella sua associazione Beijing Love Source, l’incontro con Hu Jia e la sua lotta contro le ingiustizie e in favore della democrazia, le loro battaglie comuni, gli stretti controlli delle autorità, le dure restrizioni alla loro libertà di movimento e di espressione, le torture e i pestaggi, fino ad arrivare all’arresto e alla condanna di Hu Jia.
«State alle regole del gioco. Cambiate il sistema da dentro, senza sfidarlo, sennò vi butteranno fuori e allora non otterrete nulla».
Così li aveva ammoniti il padre di Hu Jia, che aveva sperimentato sulla sua pelle cosa significasse opporsi al comunismo. E aveva aggiunto:
Non potete permettervi delle idee. Vi distruggeranno.
E così è stato.
Zeng Jinyan vive in bilico tra la voglia di giustizia e quella di normalità, sorretta dal profondo amore per suo marito e la devozione per la figlia Qianci, frutto di questo amore. Vive anni duri, in attesa di riavere con sé un marito e un padre per sua figlia. Ma quella normalità tanto agognata non sarà così facile da ottenere e il futuro che la aspetta sarà diverso da quello sperato e immaginato.
Attorno a Zeng Jinyan e Hu Jia gravitano altri dissidenti perseguitati dal governo cinese, come l’avvocato e attivista per i diritti umani Chen Guangcheng e il premio Nobel per la pace Liu Xiaobo, tutti vittime di un destino comune, perseguitati per il loro impegno per la libertà, i diritti e la giustizia.
Gabriele Barbati, attraverso la storia di Zeng Jinyan e Hu Jia, tiene il lettore incollato alle pagine, tracciando un quadro sconcertante della realtà cinese e facendo capire non solo cosa significhi tentare di opporsi al Partito comunista cinese, ma anche i risvolti intimi, le rinunce e le sofferenze di chi si impegna per cambiare le cose.
In questo romanzo ci sono pagine dure, descrizioni terrificanti, sofferenze atroci e, leggendole, è inevitabile soffermarsi a riflettere su cosa ci sia dietro il successo economico raggiunto dalla Cina, diventata nel giro di pochi decenni la seconda economia mondiale e interrogarsi su quale prezzo sia costato e continui a costare.
Ma soprattutto viene da chiedersi: sono passati oltre dodici anni dalle Olimpiadi di Pechino del 2008 e ne manca poco più di uno ai Giochi olimpici invernali che la Cina si è aggiudicata per il 2022. Anche ora, come allora, la Cina si è lanciata in un grande sforzo per arrivare all’appuntamento in grande spolvero, si stanno costruendo impianti e infrastrutture e, ancora una volta, ci si sta preparando ad avere tutti i riflettori mondiali puntati addosso. Ma l’altra faccia della medaglia sarà ancora la stessa?