Il romanzo di Hu Lanbo ci porta a conoscere il periodo più buio della storia cinese visto attraverso lo sguardo innocente della piccola Leilei
Per chi ama leggere romanzi e racconti scritti da autori cinesi, sono molti quelli ambientati nel periodo della Rivoluzione Culturale (1966-1976). Un decennio buio della storia cinese, caratterizzato da violenze, distorsioni e degenerazioni, che hanno duramente segnato una generazione di cinesi.
Mao Zedong diceva che «la rivoluzione non è un pranzo di gala». Una frase dietro cui si celano i drammi e le sofferenze che una rivoluzione porta con sé. Lo sa bene la protagonista del romanzo Il sole delle otto del mattino (Cina in Italia Editore, 2017), scritto a soli ventidue anni da Hu Lanbo, giornalista e scrittrice cinese che vive da trent’anni in Italia.
Leilei è solo una bambina quando viene travolta dal «vento impetuoso e improvviso» scatenato dalla Grande Rivoluzione Proletaria nell’estate del 1966. Un vento che travolge la sua famiglia e stravolge la sua infanzia. Leilei è costretta a crescere in fretta, a fare i conti con la solitudine e le responsabilità prima del tempo, a conoscere il dolore e la violenza.
La sua famiglia finisce nell’occhio del ciclone. Il padre, dirigente al ministero della Cultura e appassionato di letteratura francese, e la madre, attrice dell’Opera di Pechino, vengono accusati di essere controrivoluzionari, allontanati dalla loro casa, sottoposti a umiliazioni e violenze, costretti alla rieducazione. Anche i nonni e la vicina di casa hanno la stessa sorte, etichettati come reazionari e inviati in campagna per la rieducazione. La sorella maggiore, trascinata dallo spirito rivoluzionario, si arruola nelle Guardie Rosse, ma anche per lei il destino riserverà una fine atroce.
Leilei si ritrova sola con il suo fratellino di appena tre anni da accudire. Vede scorrere davanti ai suoi occhi «una crudeltà inaudita», di cui non riesce a comprendere il senso. Attraverso i suoi occhi di bambina ci racconta le azioni delle Guardie Rosse, la distruzione che portano nelle case in cui entrano, le violenze inflitte alle persone accusate di essere contro la rivoluzione voluta dal presidente Mao, i terribili dazibao, manifesti accusatori, che affiggono sui muri, anche di casa sua, per attaccare le persone considerate elementi reazionari e nemici del popolo.
Hu Lanbo, attraverso le vicende della famiglia di Leilei, che sono le stesse vissute da migliaia di cinesi, ripercorre alcune della tappe fondamentali della storia della Cina. L’autrice mescola elementi autobiografici alla finzione letteraria, affidando a uno stile di scrittura semplice e diretto il compito di descrivere e raccontare fatti complessi, difficili da comprendere, anche solo da immaginare, per chi non li ha vissuti. Ma proprio il fatto di narrarli in maniera così lineare rende il racconto efficace e incisivo: sembra proprio di sentire la voce di una bambina prima e di un’adolescente poi.
La storia individuale dei protagonisti del romanzo è legata indissolubilmente alla storia del Paese, l’una e l’altra si intersecano lungo tutta la trama e portano il lettore a muoversi contemporaneamente su due piani di lettura, che gli permettono di immergersi completamente nella Cina di quegli anni.
Nel clima di violenza e terrore che imperversa, oltre al dolore legato alle sofferenze familiari, Leilei vive un forte disagio dovuto all’impossibilità di leggere i libri che più desidera. Comincia a farlo di nascosto, riuscendo a procurarsi i “libri proibiti”. Divora, di notte, avida di sapere, col timore di essere scoperta, le pagine di Balzac, Stendhal, Shakspeare e Tolstoj. Seguendo le orme del padre, studierà il francese, guidata dall’anziano signor Chen, ma solo a dodici anni potrà cominciare a frequentare una scuola vera e propria, non dovendo più dedicarsi a programmi intrisi di ideologia e alle attività rurali.
Il ritorno alla normalità la porterà a riavere la sua famiglia riunita, a immergersi nello studio e a vivere la prima delusione d’amore. Dovrà, però, vivere un’altra separazione dalla sua famiglia e altri grandi stravolgimenti storici, ma in un clima totalmente diverso.
Dolore e sofferenza sono alle spalle e Leilei, ormai diciottenne, è proiettata verso un futuro destinato a riservarle chissà quali sorprese.
Il libro si chiude con un senso di incertezza e sospensione, che sembra lasciare aperta la possibilità di un seguito. Il lettore, infatti, resta a chiedersi come proseguirà la vita di Leilei, quali strade percorrerà la protagonista cresciuta tra così tante difficoltà, che donna adulta diventerà.
Ma almeno per ora, l’autrice lascia le risposte a questi interrogativi alla fantasia del lettore, portato a immaginarsi il futuro di Leilei.