Susie Yang debutta con questo romanzo che diventerà presto una serie televisiva firmata da Shonda Rhimes
C’è un po’ di Susie Yang in Ivy. Anche lei come la protagonista del suo primo romanzo, Ivy appunto (Neri Pozza, 2021), ha lasciato la Cina quando era bambina per trasferirsi negli Stati Uniti. Come lei, quindi, si è chiesta quali fossero la sua casa e la sua identità. E come lei si è sentita un’estranea quando è tornata in Cina a trovare i parenti rimasti a vivere lì.
Ma Ivy non è solo una bambina nata in Cina e cresciuta in America, che fatica a fare i conti con le sue origini, che ha un rapporto contrastato con la sua famiglia così diversa da quella dei suoi amici e che vuole a tutti i costi essere accettata dai suoi coetanei. Ivy è una donna complessa, che Susie Yang racconta in ogni sua sfaccettatura, svelando al lettore anche i suoi lati più oscuri. Senza edulcorare nulla, senza giustificarla in alcun modo.
Fin dall’incipit del romanzo:
Ivy Lin era una ladra ma a vederla non si sarebbe detto.
Inizia così il ritratto di Ivy e il racconto della sua storia. Una storia fatta di insoddisfazioni e turbamenti, che accompagnano la protagonista fin da bambina e la fanno crescere «come un ramo irregolare», che ha le stesse radici del resto dei suoi familiari, ma tende «verso qualcosa che andava oltre la loro portata».
Ivy ha due volti. Un volto gentile, buono, affabile e dolce, che ne nasconde però un altro, diametralmente opposto, meschino, opportunista, crudele, che non la fa fermare davanti a nulla, non le fa avere scrupoli di alcun genere, portandola a scelte e azioni estreme, che lei tinge di normalità.
La sua doppia natura si riflette anche nei suoi rapporti interpersonali, in particolare con i due uomini che fanno parte della sua vita fin da bambina: Gideon Speyer e Roux Roman. Il primo incarna la perfezione e il mondo irraggiungibile di cui Ivy vuole entrare a far parte ad ogni costo, mentre il secondo rispecchia la natura più infida di Ivy, quella che tenta di nascondere. Anche Gideon e Roman, però, hanno dei lati nascosti, che vengono svelati nel corso del romanzo, confermando la spiccata capacità di Susie Yang di tratteggiare i personaggi, i rapporti e le dinamiche che li legano l’uno all’altro.
Ivy è sicuramente il personaggio più riuscito. Le sue contraddizioni, le sue luci e le sue ombre, i suoi pensieri e le sue emozioni sono il fulcro della storia. E nonostante non sia facile comprenderla e mettersi nei suoi panni, si finisce comunque per provare simpatia nei suoi confronti e per empatizzare con le sue inquietudini.
Molto più debole però è la trama del romanzo, penalizzata dalla presenza di alcuni cliché ed esiti un po’ scontati e prevedibili. Nonostante non manchino i colpi di scena, non reggono la tensione creata dalla complessità della protagonista, finendo col risultare quasi banali. Punto debole ben compensato dallo stile di Susie Yang, che risulta scorrevole, immediato e lineare, dalla prima all’ultima riga.
Ivy si legge d’un fiato, ma quell’aspettativa che tiene incollati alle pagine, sapientemente costruita dall’autrice, risulta alla fine parzialmente disattesa. Nonostante questo, però, vale decisamente la pena fare la conoscenza di questa donna, intrigante e complicata, capace di portarci a riflettere sui lati oscuri che fanno parte di ognuno di noi.