Lu Min racconta la quotidianità di due famiglie cinesi tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila
Solo dopo aver terminato la lettura di Cena per sei di Lu Min, tradotto in italiano da Natalia Francesca Riva, a cura di Silvia Pozzi e pubblicato da Orientalia editrice nel 2023, ho scoperto che di questo romanzo esiste una trasposizione cinematografica. Il film non l’ho visto, quindi non so quanto sia fedele al racconto e se gli renda merito, ma l’impressione che ho avuto leggendo il romanzo è stata proprio quella di guardare un film.
La storia è ambientata in una periferia industriale cinese, a cavallo tra gli anni Novanta e i Duemila. Protagonisti sono i sei componenti di due famiglie, appartenenti alla classe media, accomunate da un destino simile, a cui reagiscono con scelte e atteggiamenti profondamente diversi. Sullo sfondo il rumore assordante delle demolizioni forzate, che in quel periodo di travolgente sviluppo economico coinvolgono loro malgrado tantissime famiglie in moltissimi luoghi della Cina.
In entrambe le famiglie protagoniste, uno dei genitori è morto, lasciando rispettivamente una moglie e un marito con due figli ciascuno. Da una parte ci sono la vedova Su Qin, con la figlia maggiore Lan e il figlio minore Bai, dall’altra il vedovo Ding Bogang, con il figlio Chenggong e la figlia Zhenzhen.
I loro destini si intrecciano quando i due genitori cominciano a frequentarsi e le due famiglie si riuniscono intorno a un tavolo, di sabato sera, in un’atmosfera che mescola diffidenza e indifferenza, curiosità e speranza, solitudine e smarrimento, a seconda dei punti di vista dei sei commensali, ripetendosi di settimana in settimana sempre uguale a sé stessa.
Su Qin, preoccupata delle apparenze, vuole tenere nascosta la sua relazione con Bogang, che dal canto suo si rifugia prima nell’alcol e poi nell’amnesia, difendendosi come può dalla realtà in cui vive. Bai fa i conti con le insicurezze, legate al suo aspetto fisico e alla sua identità sessuale, coltivando la segreta speranza di trovare in quella famiglia allargata una nuova stabilità, mentre Lan è concentrata sullo studio e sul suo futuro, decisa a lasciarsi alle spalle la realtà in cui vive. Al contrario Chenggong, che fin dalla nascita sembrava destinato al successo, come è scritto nel suo stesso nome, non nutre alcuna ambizione, non ha aspettative e si aggrappa alla sua passione per il vetro, in cui si rifugerà fino alla fine dei suoi giorni. Infine Zhenzhen, ingenua e un po’ superficiale, che seppur mossa da buone intenzioni, finisce per ingarbugliare ulteriormente la sua vita e quella dei suoi cari.
Le vicende dei sei protagonisti si intersecano in modi e tempi differenti, con sviluppi inaspettati, in un arco di tempo che copre quattordici anni.
Il romanzo si sviluppa in sei capitoli, in ognuno dei quali la vicenda viene raccontata dal punto di vista di uno dei sei protagonisti. La narrazione non procede cronologicamente, ma ci sono continui cambiamenti di tempo, con salti avanti e indietro. La storia, quindi, risulta scandita dai cambiamenti di prospettiva e da quelli cronologici, acquisendo un ritmo che tiene il lettore incollato alle pagine, facendogli scoprire gradualmente nuove sfaccettature dei personaggi e particolari delle loro vite e consentendogli di ricomporre pezzo dopo pezzo la loro personalità e le vicende che hanno vissuto.
Lu Min ricostruisce i ricordi, i pensieri e le sensazioni dei sei personaggi, dosando sapientemente ironia e tenerezza e svelando al lettore uno spaccato della classe media cinese nel pieno della crescita economica che non per tutti ha avuto gli esiti sperati. Una saga familiare dal sapore dolceamaro che si legge tutta d’un fiato.