Lala Hu ha partecipato alla XVI edizione con il racconto intitolato In cerca di una Heimat
«La scrittura è espressione e appartenenza». Con queste parole Lala Hu, docente e ricercatrice di marketing all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha espresso su Twitter il suo ringraziamento per il conferimento del secondo premio alla XVI edizione del Concorso letterario Lingua Madre, progetto della Regione Piemonte e del Salone Internazionale del Libro di Torino, dedicato alle donne migranti o di origine straniera residenti in Italia e alle donne italiane che vogliano raccontare donne straniere.
Prima classificata in questa XVI edizione l’argentina Natalia Marraffini, autrice del racconto La straniera segreta, seguita da Lala Hu, che ha partecipato con un racconto intitolato In cerca di una Heimat, e da Noreen Nasir, che ha scritto Questo è il tuo compito e posto.
Lala Hu vive a Milano, ha origini cinesi e insegna marketing all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Oltre a collaborare con Wired, ha scritto il libro International Digital Marketing in China. Regional Characteristics and Global Challenges (Palgrave Macmillan) e ha contribuito al volume La Venezia che vorrei. Parole e pratiche per una città felice (Helvetia Editrice 2018) e Frattempi moderni (Il Margine 2021).
Lo scorso anno, ha pubblicato il suo primo libro di narrativa, Semi di tè (People). Uscito a pochi mesi dall’esplosione della pandemia e nel pieno dell’emergenza sanitaria, raccoglie le storie di solidarietà di quattro sino-italiani, un attore, un medico, un intellettuale e una volontaria, con vite molto diverse ma accomunati dall’appartenenza a due culture, quella cinese e quella italiana. Nel libro si interrogano sulla propria identità e sul proprio ruolo nella società italiana, riflettendo anche su nuove forme di partecipazione e collettività, fondamentali per andare oltre gli stereotipi e abbattere i pregiudizi.
Anche il racconto In cerca di una Heimat, che le è valso il secondo posto al Concorso letterario Lingua Madre, prende le mosse dalla pandemia, come si può vedere leggendo l’incipit del racconto, pubblicato sul sito del concorso:
Nel corso di quest’anno, le tragiche morti causate dalla pandemia mi hanno fatto ripensare spesso ai nonni che non ci sono più. Lontani dalle loro famiglie stabilitesi da tempo in Italia, negli ultimi anni della loro vita in Cina devono aver provato un senso di separazione e solitudine simile a quello delle persone, soprattutto anziane, che sono state portate via dalla pandemia. Una malattia, quella da COVID-19, che ha provocato milioni di vittime in tutto il mondo, molte volte senza neppure la possibilità di un ultimo saluto.
Parte da qui Lala Hu per ricordare i suoi nonni, con cui è cresciuta prima di seguire i suoi genitori in Italia, a Milano, quando aveva appena tre anni e raccontare il tema della «ricerca del luogo di appartenenza», una ricerca difficile e dolorosa che riguarda tutti i migranti, da qualsiasi luogo partano e in qualsiasi luogo arrivino.
Nella motivazione del premio, si legge:
«Per il modo delicato di indagare uno dei temi più dolorosi dell’esperienza migratoria, la ricerca del proprio luogo di appartenenza. La casa segue le persone ovunque vadano, ma non può essere un luogo pienamente felice se resta solitario. Soltanto i legami veri, profondi, i sentimenti e le relazioni positive e ricche danno fondamenta, muri solidi e un tetto sull’esistenza. Il riscatto sociale ed emotivo dell’io narrante rivela un cambiamento, lento ma irreversibile. L’istruzione e la scuola sono valorizzate come luogo di pari opportunità in cui la protagonista ha potuto dare realizzazione al suo sogno di diventare insegnante e scrittrice. Il parallelismo del distanziamento che ha creato la pandemia da Covid-19 con l’esperienza migrante fanno del racconto una lettura attuale di sradicamento e lontananza dai propri cari».