Dalla narrativa illustrata di epoca Yuan ai lianhuanhua, fino ai moderni manhua e ai webcomic: breve compendio sullo sviluppo del fumetto cinese

Non sono mai stata una grande appassionata di fumetti e graphic novel, ma devo dire che sto recuperando!

Ho cominciato a colmare le mie lacune qualche anno fa, dopo aver visitato Mangasia: Wonderlands of Asian Comics, un’interessantissima mostra organizzata al Palazzo delle Esposizioni di Roma, dedicata al fumetto asiatico e curata da Paul Gravett, scrittore ed esperto che lavora nel mondo del fumetto da oltre trent’anni.

Da allora ho cominciato ad avvicinarmi ai fumetti, anche grazie al fatto che parallelamente hanno cominciato a fare la loro comparsa sugli scaffali delle librerie italiane fumetti di autori cinesi, in particolare grazie alla collana dedicata al fumetto cinese lanciata da Bao Publishing e alla pubblicazione dei volumi autobiografici di Li Kunwu editi da add Editore, la trilogia Una vita cinese e Mia madre.

Visitando quell’esposizione ho avuto la possibilità di vedere molti esempi di fumetti asiatici e la loro evoluzione, di ammirare tavole originali, pubblicazioni e schizzi e di capire quanto siano preziosi per comprendere la cultura, la storia e le tradizioni dei diversi Paesi di cui sono espressione. Oltre ai celebri manga giapponesi, c’erano ad esempio il lianhuanhua cinese, il manhwa coreano, il cergam indonesiano e il komiks filippino.

La mostra è stata così l’occasione per scoprire un po’ di storia e qualche curiosità sui fumetti cinesi, che poi ho cercato di approfondire cominciando a leggerli.

 

LIANHUANHUA E MANHUA

Partiamo da un chiarimento linguistico, cercando di capire cosa si intende per lianhuanhua e manhua.

I lianhuanhua sono libretti di piccole dimensioni, che stanno sul palmo di una mano, composti da immagini in sequenza, generalmente una per pagina, solitamente organizzati con l’immagine sopra e il testo sotto.

Il primo lianhuanhua fu pubblicato nel 1884 dalla rivista Dianshizhai. Da allora il successo di questo genere di libretti crebbe costantemente. Tra il 1937 e il 1945 sia il Partito comunista che il Partito nazionalista si avvalsero di sequenze di immagini per lanciare i propri messaggi patriottici e lo stesso fece successivamente Mao Zedong.

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“La guardia rossa delle praterie” di Lu Chengfa.

Il picco di diffusione si ebbe negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, quando i lianhuanhua arrivarono ad occupare un quarto della produzione editoriale cinese. Se ne vendevano milioni di copie e nel 1985 ne furono pubblicate addirittura 8,1 miliardi.

Nonostante il successo raggiunto in quel periodo, ormai i libretti con immagini in sequenza sono ormai solo un ricordo del passato.

Il termine cinese con cui oggi ci si riferisce ai fumetti è, invece, manhua, parola che richiama il giapponese manga. Utilizzato nel 1925 dall’artista Feng Zikai per la Raccolta dei manhua di Feng Zikai, pubblicata sulla rivista Wenxue Zhoubao (Settimanale di letteratura), fu successivamente impiegato per riferirsi a vignette propagandistiche, satiriche e immagini con testi in genere.

Lianhuanhua e manhua presentano notevoli differenze: il primo è più legato alla tradizione, caratterizzato dalla netta separazione tra testo e immagini, mentre il secondo ha un taglio più moderno, sia dal punto di vista grafico che contenutistico.

 

BREVE STORIA DEL FUMETTO CINESE

Come ricostruito da A Ying nel suo Zhongguo lianhuan tuhua shi, la storia del fumetto cinese può essere fatta risalire alle opere narrative illustrate del periodo della dinastia Yuan (1271-1368) e alle opere teatrali illustrate di epoca Ming (1368-1644). Ma c’è anche chi mette in relazione i lianhuanhua addirittura con gli affreschi di Dunhuang, dipinti di carattere religioso concatenati, realizzati nella provincia del Gansu, e ai dipinti su rotoli.

La Novella illustrata tratta dalle Cronache dei Tre Regni, risalente al periodo Yuan, è considerata il primo esempio di narrativa illustrata e presenta l’organizzazione spaziale tipica dei successivi lianhuanhua, con due terzi della pagina dedicati all’immagine e un terzo al testo.

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“L’incidente di Hainan” di Nie Chongrui.

Fin da questo primo esempio si evince che la storia cinese sarà fonte di ispirazione per numerosissimi fumetti. Non solo avvenimenti più remoti, come nel caso citato, ma successivamente anche episodi più recenti, come la battaglia di Shanghai del 1937, uno degli scontri più violenti e sanguinosi che si svolsero nell’ambito del conflitto sino-giapponese, oppure l’incidente di Hainan, avvenuto l’1 aprile 2001, con la collisione in volo sul Mar della Cina tra un ricognitore della marina statunitense e un caccia cinese.

Con il successivo sviluppo della litografia, sul finire dell’Ottocento, aumentò considerevolmente il numero di immagini inserite nei testi e cominciarono a diffondersi versioni illustrate dei Quattro grandi romanzi della letteratura cinese. Dal celebre romanzo Il viaggio in Occidente, che racconta il viaggio in India del monaco buddista Sanzang, incaricato di portare in Cina le copie di importanti testi canonici buddisti, insieme allo scimmiotto Sun Wukong, al maiale Zhu Wuneng e al demone fluviale Sha Wujing, a Il romanzo dei tre regni, fino a I briganti e Il sogno della Camera Rossa.

Un ruolo determinante nella diffusione dei grandi romanzi a fumetti fu svolto dalla casa editrice di Shanghai Shijie, che nel 1925 pubblicò un’edizione del Viaggio in Occidente, definendola proprio lianhuanhua, e dalla nascita di riviste di fumetti come Shanghai sketch e Modern Sketch.

Negli anni Trenta del Novecento, continuarono a diffondersi fumetti ispirati alle tradizioni, alle storie e alle leggende popolari, che incontrarono un sempre maggiore interesse del pubblico, grazie anche alla pubblicazione su giornali e riviste di vere e proprie strisce di fumetti. Gli esempi più eclatanti sono sicuramente rappresentati da il Signor Wan di Ye Qianyu e Sanmao, un ragazzino cinese nato dalla matita di Zhang Leping (1910-1992), che dal 1935 fu il protagonista di una striscia quotidiana, in cui attraverso le sue avventure veniva raccontata la realtà cinese e i cambiamenti che la interessavano.

Con l’avvento del Partito Comunista Cinese e di Mao Zedong e la fondazione della Repubblica Popolare Cinese nel 1949, il fumetto si tinse di toni politici e propagandistici. In realtà, almeno in parte, era già accaduto in concomitanza con il conflitto sino-giapponese, ma con il maoismo le tematiche si uniformarono e l’influenza politica si fece più forte.

Nel periodo della Rivoluzione Culturale (1966-1976), poi, i fumetti vissero un momento di forti restrizioni. Fecero eccezione unicamente i fumetti tratti dalle otto opere rivoluzionarie modello, repertorio teatrale con fini propagandistici stabilito dalla moglie di Mao Zedong, Jiang Qing.

In seguito alla morte di Mao Zedong e alla caduta della Banda dei Quattro, il fumetto ebbe un nuovo periodo di sviluppo. Non solo vennero riproposte opere a fumetti tratte dalla narrativa classica e da storie popolari, ma furono esplorati nuovi temi, come il giallo e la fantascienza, e proposti adattamenti di opere di letteratura cinese contemporanea e straniera.

Complice l’apertura della Cina al resto del mondo, i fumettisti cinesi cominciarono a guardare oltre i confini cinesi, traendo maggiore ispirazione dalla fumettistica giapponese e occidentale. La forma del lianhuanhua, dopo un picco raggiunto a metà degli anni Ottanta, andò gradualmente scomparendo, lasciando spazio all’emergere di nuove forme espressive.

Si sviluppò così il cosiddetto xinmanhua, cioè nuovo manhua, che combina elementi della tradizione cinese con elementi di derivazione straniera, in particolare giapponese.

Arrivando a tempi più recenti, all’inizio del XIX secolo, a dimostrazione della vitalità del genere, in Cina sono nati collettivi di fumettisti che pubblicano in maniera indipendente le loro opere, come Special Comix a Nanchino e Cult Youth a Pechino.

Inoltre, i fumetti hanno iniziato a interagire con altri mezzi espressivi, fornendo materiale per il cinema, per la televisione e per il mondo digitale. Il legame tra fumetto e animazione è ormai indissolubile, ma anche quello con videogiochi, teatro e arte è fortemente radicato.

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“Cina: il ragazzo che viveva” di Coco Wang

Da segnalare, infine, il fenomeno dei webcomic, di cui sono esempi rappresentativi Coco Wang e Xu Bing.

Coco Wang, grazie a Internet, è riuscita a raggiungere il pubblico mondiale con i suoi fumetti dedicati al devastante terremoto avvenuto nel Sichuan nel 2008, mentre Xu Bing ha creato un linguaggio grafico universale basato su immagini, simboli ed emoji, che considera come l’equivalente contemporaneo dei pittogrammi alla base dei caratteri cinesi.

 

FUMETTI CINESI IN ITALIA

Negli ultimi anni, come ho accennato all’inizio di questo articolo, sono sempre più numerosi i titoli di fumetti cinesi pubblicati in Italia.

Se siete interessati a conoscerli, vi rimando alla bibliografia dedicata proprio ai Fumetti di autori cinesi o dedicati alla Cina. Di alcuni vi ho parlato più nel dettaglio nel blog e trovate i link ai vari post all’interno della bibliografia.