Premiato con il Premio letterario Mao Dun, il romanzo è un viaggio nella metropoli cinese con un’accompagnatrice d’eccezione: la protagonista Wang Qiyao
Fin dalle prime pagine Wang Anyi ci fa capire chiaramente che La canzone dell’eterno rimpianto (Einaudi, 2011, traduzione di Maria Rita Masci) è un romanzo in cui Shanghai ha un ruolo da protagonista, che condivide con la figura femminile attorno a cui ruotano le vicende narrate: Wang Qiyao.
La vita di Wang Qiyao e quella della città in cui vive, infatti, sono intimamente legate e si rispecchiano vicendevolmente l’una nell’altra.
Il romanzo si apre negli anni Quaranta, quando Shanghai è ancora all’apice del suo splendore e Wang Qiyao ne è eletta reginetta di bellezza, per poi snodarsi attraverso gli anni bui della guerra che portano la donna ad allontanarsene. Un buio che si protrae nel periodo della Rivoluzione culturale durante il quale lo splendore della città e la bellezza della sua regina sembrano sempre più lontani e appannati, ma sono destinati a riemergere dopo la morte di Mao Zedong.
Il titolo del romanzo La canzone dell’eterno rimpianto è un riferimento alla poesia di Bai Juyi, intitolata in cinese Chang Hen Ge, citata nel libro e dedicata all’amore tra l’imperatore della dinastia Tang Xuanzong e la concubina Yang Guifei.
Anche Wang Qiyao, proprio come Yang Guifei, è una donna bellissima e affascinante. Ma questa sua bellezza, che all’inizio sembra guidare il suo destino, finisce per essere la sua condanna a una vita di sofferenza e di rimpianti, come ricorda il titolo del romanzo.
Ha sedici anni quando si fa notare per la sua bellezza, ma fin da allora sembra lasciarsi trascinare dagli eventi, senza prendere in mano la sua vita. Si adatta a ciò che le accade, senza mai ribellarsi. Ha relazioni sentimentali che vive sempre con un certo distacco, senza un profondo coinvolgimento. Un atteggiamento che non traspare solo nelle relazioni con gli uomini, ma anche in quelle di amicizia e perfino nel rapporto con sua figlia.
Mentre gli anni passano e la realtà che la circonda cambia profondamente, sembra sopravvivere più che vivere. Ma pur restando ancorata a quel passato fissato in una foto che la ritrae e la descrive come una tipica ragazza di Shanghai, un passato di cui conserva gelosamente ricordi e oggetti, come la preziosa scatola di legno e i suoi meravigliosi cheongsam, è in grado di accogliere i cambiamenti e adattarvisi.
Nonostante le vicissitudini storiche giochino un ruolo importante nel romanzo, determinando le vicende della sua protagonista, la storia della Cina fa soltanto da sfondo a quella di Wang Qiyao, non è mai al centro della scena, è solo accennata, al servizio della storia della protagonista.
I diversi periodi storici, però, sono chiaramente comprensibili attraverso i cambiamenti culturali e sociali che hanno innescato. Wang Anyi, infatti, descrive dettagliatamente le tendenze della moda, le diverse pettinature, i locali e la vita sociale ed è attraverso questi dettagli che fa capire al lettore come cambiano Shanghai e di riflesso la vita di Wang Qiyao.
Wang Anyi scrive pagine e pagine di minuziose descrizioni, in cui riesce a ricostruire l’ambientazione del romanzo in ogni minimo dettaglio, e altre in cui sviscera sensazioni e sentimenti della protagonista. Il risultato è un ritratto epico di Shanghai e della sua eroina Wang Qiyao.