Un taccuino di viaggio in cui foto e pensieri si susseguono portandoci a viaggiare sulle orme di Marco Polo, da Venezia al Giappone
Sulla Via della Seta, la via commerciale che per secoli ha messo in comunicazione Oriente e Occidente, si è detto e scritto tanto.
Il primo pensiero non può che andare a Marco Polo, mercante veneziano che tra il 1271 e il 1295 la percorse con il padre e lo zio e poi raccontò a Rustichello da Pisa i suoi viaggi e i suoi diciassette anni di permanenza alla corte di Kublai Khan, dando così forma a Il Milione. Opera emblematica della letteratura di viaggio, è un importante documento che ha contribuito a far conoscere all’Occidente Paesi, popoli e culture ancora pressoché ignote.
Tradotto in numerose lingue, da secoli continua a suscitare la curiosità di tanti lettori e a ispirare moltitudini di viaggiatori, che affascinati dal resoconto di Marco Polo ne hanno seguito le orme.
Tra loro c’è anche Alessandro Codello, autore del libro La Via della Seta in 100 post (Ediciclo editore, 2019). Moderno Marco Polo, guidato dalle pagine del Milione, «munito del “minimo dispensabile”», in sella alla sua bicicletta e non solo, negli ultimi anni a più riprese si è messo in viaggio attraversando, come lui stesso scrive, «i “quattro mondi” in cui è suddivisa l’Eurasia: il mondo mediterraneo, il mondo persiano, il mondo centroasiatico e infine il mondo cinese». Durante i suoi viaggi ha scattato foto e annotato impressioni e sensazioni, che ha poi raccolto in un libro.
La Via della Seta in 100 post racconta le tappe del viaggio di Alessandro, iniziato a Venezia e terminato in Giappone, in cento scatti e cento post, in un’alternanza di foto e parole che lo rendono, anche nel formato, un vero e proprio taccuino di viaggio.
Alessandro dispensa consigli di viaggio, condivide riflessioni, annota sensazioni, trasmettendo con parole semplici e spontanee il suo stupore davanti ai paesaggi in cui si trova immerso, la sua curiosità genuina nei confronti delle persone che incontra, le sue riflessioni sulla storia dei luoghi che visita.
Non viaggia con lo stretto indispensabile, come si è soliti dire, ma solo con cose «dispensabili». Accanto a una foto che ritrae la sua bicicletta, con le borse da viaggio, sullo sfondo del lago Karakul in Pamir, scrive:
Fatto lo zaino, o le borse da bicicletta, prima di partire, tornaci sopra e lascia metà di quello che ci hai messo dentro… è la buona regola da seguire. E poi porta solo cose “dispensabili”, cioè che puoi perdere, rompere, farti rubare o regalare: allora sarai davvero leggero, e non soltanto dal punto di vista fisico, ma anche da quello mentale.
Mentre il suo viaggio procede, tappa dopo tappa, da Venezia al Giappone, Alessandro rilegge Il Milione e ritrova nei luoghi che visita le parole e le descrizioni di Marco Polo, soffermandosi a osservarli attraverso i suoi occhi.
Nell’ultima parte del suo viaggio, quando arriva in Cina, ci porta prima nello Xinjiang, facendo tappa a Turpan, per poi arrivare a Dunhuang, antica oasi crocevia delle rotte carovaniere che collegavano la Cina con il resto dell’Asia e con l’Occidente, a Jiayuguan, forte da cui si accede al corridoio dello Hexi, nella provincia del Gansu. Con lui saliamo poi sulla Grande Muraglia, raggiungiamo Xi’an, ammiriamo l’Esercito di Terracotta e la Foresta di Stele, ci perdiamo nel quartiere musulmano noto come Huimin Jie, fino ad arrivare a Pechino in Piazza Tian’anmen, dove varchiamo la porta della Città Proibita. Alessandro ci accompagna poi a Kaifeng, Suzhou, Shanghai, Macao, Hong Kong e Shenzhen.
E prima di lasciare la Cina alla volta del Giappone, si pone e ci pone un’interrogativo, a cui non sa ancora dare una risposta:
Sarà la Cina capace di assumere anche la leadership intellettuale e, soprattutto, scientifica?