Una selezione di titoli ambientati nella città che fu capitale nella Cina imperiale e repubblicana

Nanchino è il capoluogo della provincia del Jiangsu, nella Cina orientale, e sorge lungo il fiume Azzurro. Come dice il suo stesso nome, che in cinese è Nanjing e significa letteralmente “Capitale de Sud”, la città è stata a lungo capitale della Cina e, insieme a Pechino, Luoyang e Chang’an, è una delle quattro grandi capitali cinesi.

In particolare, Nanchino fu capitale dell’impero cinese durante i Tre regni (220-266), i Jin (266-420), le dinastie meridionali e settentrionali (420-581), la dinastia dei Song meridionali (1127-1279) e nella fase iniziale della dinastia Ming, dal 1356 al 1403, anno in cui la capitale fu spostata a Pechino.

Negli ultimi mesi del 1911 fu sede del governo provvisorio repubblicano e successivamente tornò a essere capitale della repubblica cinese durante il cosiddetto decennio di Nanchino, dal 1928 al 1937, anno della conquista giapponese.

Nanchino, quindi, è da millenni una delle più importanti città del Paese.

Scopriamo alcuni titoli di autori cinesi e non, pubblicati in Italia e ambientati a Nanchino.

 

ROMANZI

Nanchino 1937

di Ye Zhaoyan (traduzione di Nicoletta Pesaro, Rizzoli, 2003)

nanchino 1937_coverNel 1937, a Nanchino, alla vigilia della terribile invasione giapponese che avrebbe condotto al massacro di centinaia di migliaia di abitanti, Ding Wenyu, un professore universitario quarantenne, ricco, annoiato, libertino, è invitato a un matrimonio e si innamora perdutamente della giovane sposa, la meravigliosa Yuyuan. Ding Wenyu dichiara il suo amore, scrive lettere su lettere a Yuyuan, divorzia dalla moglie, ma Yuyuan accetta la sua corte solo quando il marito pilota muore in missione. Il destino concederà agli amanti solo ventiquattr’ore: poi i giapponesi entreranno a Nanchino, seminando morte e distruzione.

 

I tredici fiori della guerra

di Yan Geling (traduzione di Letizia Sacchini, Rizzoli, 2012)

i tredici fiori della guerra_coverInverno 1937. La guerra è arrivata a Nanchino. Le allieve del collegio di Santa Maria Maddalena, sotto la guida di padre Engelmann, devono lasciare al più presto quel luogo in procinto di sprofondare nel terrore e nel caos. Mentre attendono sulla banchina l’arrivo del vaporetto che dovrebbe condurle a Pukou, un gruppo di soldati feriti viene fatto passare davanti a loro. Sulla barca non c’è più posto per le ragazze e padre Engelmann non può far altro che riportarle al collegio. Tra loro c’è anche Shujuan, giovane zia dell’autrice. Da giorni aspetta invano che i genitori, in viaggio negli Stati Uniti, tornino a prenderla nella città assediata dai giapponesi e dalla fame. Ma quando tredici prostitute poco più che bambine e un drappello di soldati cinesi si presentano al collegio in cerca di rifugio, una realtà dura e aliena quasi quanto la guerra irrompe nella vita di Shujuan e delle compagne. Ispirato a una storia vera, Zhang Yimou ne ha tratto un memorabile film con il premio Oscar Christian Bale nella parte del protagonista.

 

Stirpe di drago

di Pearl S. Buck (Mondadori, traduzione di Margherita Carbonaro, 2018)

stirpe di drago_coverIn questo romanzo pubblicato nel 1942, Pearl S. Buck descrive la vita dei contadini cinesi. Una vita che, in un villaggio nei pressi di Nanchino, per Ling Tan e la sua famiglia scorre secondo ritmi apparentemente immutabili, fino a quando nel 1937 l’invasione giapponese travolgerà la loro esistenza e le loro abitudini, spazzando via ogni certezza. Quando scrisse Stirpe di drago, Pearl S. Buck portò all’attenzione dei lettori occidentali i terribili fatti legati all’invasione giapponese, compreso il massacro di Nanchino, anche se si concentrò maggiormente sull’impatto che questi tragici avvenimenti storici ebbero sui personaggi del romanzo e sulle loro vite.

 

I maestri di tuina

di Bi Feiyu (traduzione dal cinese di Maria Gottardo e Monica Morzenti, Sellerio, 2012)

i maestri di tuina_cover«Premere e afferrare», tuina. È il nome di un massaggio basato sulla medicina cinese tradizionale, di norma effettuato da massaggiatori ciechi. A Nanchino, in un centro tuina, lavora uno dei migliori, il dottor Wang. Dalle sale di un centro massaggi il dottor Wang e i suoi colleghi sentono giungere la violenta crescita economica del loro Paese e cominciano a covare sogni che finalmente sembrano potersi realizzare. Nel salone c’è una ragazza cieca dalla nascita, pianista dotatissima, che ha rinunciato alla carriera di concertista dopo la sua prima esibizione. Un ragazzo prova il rimpianto di non poter percepire cosa sia la bellezza e ha la costante sensazione di essere in qualche modo una vergogna per la famiglia. Un altro suscita l’ilarità dei colleghi ogni volta che apre bocca, a causa del suo pesante accento del Nord, ma questo non impedisce che la nuova massaggiatrice si invaghisca di lui dopo appena due giorni. Grazie alla straordinaria sensibilità dei suoi personaggi, Bi Feiyu realizza un sorprendente racconto della Cina contemporanea, della sua complessa originalità, del sottile umorismo della vita di tutti i giorni. E della grande poesia che si cela nei gesti e nelle esistenze di chi attraversa il mondo senza mai guardarlo. I maestri di tuina ha vinto il premio Mao Dun 2011, il maggiore riconoscimento letterario nazionale.

 

SAGGI

Lo stupro di Nanchino. L’olocausto dimenticato della Seconda Guerra Mondiale

di Iris Chang (Corbaccio, traduzione di Sergio D’Altieri, 2000)

lo strupro di nanchino_coverNel dicembre 1937, nell’allora capitale della Cina, ci fu uno dei più brutali massacri della storia della guerra. L’esercito giapponese penetrò nella città di Nanchino e nel giro di poche settimane non solo la distrusse e bruciò ma torturò, violentò e uccise più di 300.000 persone. La storia del massacro continua ad essere negata dal governo giapponese. Lo stupro di Nanchino racconta la storia da tre punti di vista: quello dei soldati giapponesi che lo perpetrarono; quello dei civili cinesi che lo subirono e quello del gruppo di americani ed europei che rifiutarono di abbandonare la città e si prodigarono a salvare quasi 300.000 persone.

 

Nanchino 1937-1938. La strage dissotterrata

di Tiziano Tussi (Meltemi, 2020)

nanchino 1937-1938_coverTra il dicembre 1937 e il gennaio 1938, l’esercito giapponese trucidò circa trecentomila persone a Nanchino, allora capitale della Cina.

Le domande di fondo sono: perché lo fecero? Perché in quel modo,estremamente crudele? E perché tale inaudito atto stragistico non ha trovato il suo posto nei libri di storia, nei manuali, nella storia della Cina come del Giappone? A partire da queste domande, il giornalista Tiziano Tussi scava fino al fondo della verità dietro il massacro.

 

Tra i ribelli Taiping

di Li Gui (O barra O edizioni, a cura di Ivan Franceschini, 2015)

tra i ribelli taiping_coverÈ la primavera del 1853, quando l’esercito dei ribelli Taiping, sotto la guida di un profeta che si proclama fratello di Gesù, conquista Nanchino. La città diventa così capitale del Regno Celeste della Pace Suprema, una teocrazia di matrice cristiana che si propone come alternativa politica alla dinastia imperiale di Pechino. Dopo aver assistito allo sterminio della sua famiglia da parte dei banditi cantonesi, Li Gui, all’epoca appena diciottenne, trascorre quasi tre anni come prigioniero dei rivoltosi, lottando per sopravvivere in una situazione in cui la vita umana ha perso ogni valore. Questo volume di memorie, pubblicato nel 1880, costituisce un prezioso frammento di microstoria, una rara voce che si leva a ricordare una delle guerre civili più cruente della storia moderna. Un conflitto durato quindici anni, che lasciò sul campo milioni di morti, villaggi svuotati, città in rovina, segnando profondamente le coscienze.