Attraverso la sua vita, Karoline Kan racconta le trasformazioni della Cina, le esperienze delle generazioni che l’hanno preceduta e le aspirazioni dei giovani cinesi di oggi
Come vivono i giovani cinesi? Quali sono le loro aspirazioni? Cosa pensano del loro Paese, della loro cultura e delle loro tradizioni? Questi e altri interrogativi trovano una risposta in Sotto cieli rossi. Diario di una millennial cinese, scritto da Karoline Kan (Bollati Boringhieri, 2020).
Ripercorrendo la storia di tre generazioni, Karoline Kan fotografa la Cina di oggi e i profondi cambiamenti che l’hanno interessata negli ultimi decenni, sotto la spinta della rapida crescita economica. Cambiamenti che, come il lettore può comprendere attraverso le vicende della famiglia dell’autrice, pur avendo avuto un forte impatto sulla società cinese, non hanno però coinvolto tutti i cinesi.
Se, infatti, l’autrice non nasconde la sua insofferenza nei confronti di abitudini e tradizioni che affondano le loro radici nel passato, cercando in ogni modo di discostarsene per vivere una vita che rifletta le sue ambizioni, altri suoi coetanei le accettano e vi si adattano, come se non esistessero alternative, senza porsi troppe domande. Una situazione che riflette le nette contraddizioni che caratterizzano la Cina e la forte dualità che permane tra megalopoli e zone rurali, dove le trasformazioni si percepiscono come un’eco lontana.
Karoline, che riesce a essere ammessa all’Università di Pechino, quando fa ritorno a casa, fatica a comunicare con la cugina rimasta a vivere lì una vita distante anni luce dalla sua. Non riesce a farle capire le sue ambizioni, i suoi progetti, le opportunità che vede di fronte a sé.
In Cina non è inconsueto che siano i genitori a prendere ogni tipo di decisione al posto dei figli, dalla facoltà cui iscriversi al mestiere da fare, dal tipo di ragazzo con cui uscire all’età giusta per avere bambini. Sebbene un numero sempre più alto di noi millennial si ribelli e sfidi apertamente i genitori,la pressione delle loro aspettative continua a farsi sentire. E, sinceramente, la maggior parte dei ragazzi ascolta e ubbidisce.
Ma Karoline no. Forse il suo anticonformismo è insito in lei fin dalla nascita, instillatole proprio dalle scelte fatte da sua madre per darla alla luce. Karoline, infatti, è una secondogenita, nata quando in Cina era in vigore la politica del figlio unico, abolita soltanto nel 2015 per tentare di contrastare l’invecchiamento della popolazione cinese. Solo la determinazione di sua madre le ha consentito di nascere e non essere una tra le milioni di bambine scomparse per effetto della politica demografica cinese. Non solo, durante la gravidanza, è riuscita a sfuggire in tutti i modi ai serrati controlli che si sarebbero tradotti in un aborto forzato, ma, mettendosi contro la famiglia di suo marito, ha fatto di tutto perché non fosse una persona invisibile, trasferendosi dal villaggio a una cittadina, decisa a offrire a sua figlia una vita migliore.
E Karoline ha saputo cogliere la spinta datale da sua madre. Attraverso lo studio si spiana la strada per lasciare la cittadina in cui è cresciuta e immergersi nella vita frenetica della capitale cinese, dove affina il suo spirito critico, cerca risposte a interrogativi che spesso altri non si pongono, vuole capire, aspira ad essere libera e mette in dubbio le rigide imposizioni dello Stato.
Si interroga sul Falun gong e sui fatti di piazza Tian’anmen, sul femminismo e sul posto della donna nella società cinese, sul governo cinese e sulla sua ingerenza nella vita delle persone, sulla libertà e sulla censura. Non rinnega, però, la sua cultura e le sue radici, non si ritiene una dissidente, perché critica il suo Paese, ma sa anche apprezzarlo.
Pur consapevole delle difficoltà che comporta fare la giornalista in Cina, fa di tutto per realizzare il suo sogno. Dopo aver collaborato con il New York Times, scrivendo articoli sulla Cina e sulla vita dei giovani cinesi, attualmente lavora per il China Dialogue. Sotto cieli rossi. Diario di una millennial cinese è il suo primo libro e le è valso il Young China Watcher of the Year 2019.
Scritto con un linguaggio chiaro e diretto, è un libro che si legge tutto d’un fiato e, una pagina dopo l’altra, sembra quasi di sentire la voce di questa ragazza forte e determinata che raccontando la sua storia ci accompagna a conoscere qualcosa in più del suo complesso Paese.
Come scrive lei stessa nella nota pubblicata alla fine del testo:
Per me questo libro rappresenta molto più di un tentativo di parlare di me stessa, della mia famiglia o di cosa significa essere una millennial cinese. Alla base della complessità della Cina contemporanea ci sono decine di milioni di storie come le nostre. La mia speranza è che attraverso queste vicende lettori di tutto il mondo possano avere un assaggio di come siamo diventati, di quello che le nostre famiglie hanno dovuto affrontare per trasformare la Cina nel Paese che è oggi.