Scritto da Pearl S. Buck nel 1941, il romanzo racconta il coraggio e la determinazione di una famiglia cinese e di un intero villaggio di fronte all’invasione giapponese
Stirpe di drago è stato scritto da Pearl S. Buck qualche anno dopo l’assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura. Ma la motivazione per la quale la scrittrice statunitense è stata insignita nel 1938 del prestigioso riconoscimento si adatta perfettamente anche a questo romanzo pubblicato nel 1942.
Nella motivazione che accompagnò la designazione, si leggeva:
Per le sue ricche ed epiche descrizioni della vita contadina in Cina e per i suoi lavori autobiografici.
Ed anche in Stirpe di drago, tradotto in italiano da Margherita Carbonaro e pubblicato da Mondadori, si ritrovano queste ricche ed epiche descrizioni della vita contadina in Cina.
La storia ruota intorno alla famiglia di Ling Tan, che vive in un villaggio nei pressi di Nanchino. Conduce una vita semplice, caratterizzata dai solidi legami familiari e scandita dai ritmi della terra. A stravolgerla nel 1937 l’arrivo delle truppe giapponesi, che avanzano inesorabili dalla costa all’entroterra, seminando distruzione e spazzando via tutto ciò che trovano sulla loro strada, con una violenza e una cattiveria inimmaginabili.
Superati lo sgomento e l’incredulità, la famiglia di Ling Tan decide di reagire con coraggio, resistere e fronteggiare il nemico a modo proprio, con i propri mezzi, guidando nella resistenza l’intero villaggio. C’è, quindi, chi finge di piegarsi al nemico e collaborare, chi prepara nascondigli ed escogita piani, chi organizza agguati e piccole rappresaglie contrattaccando come può e cercando di mantenere ad ogni costo la propria dignità, pur arrivando a compiere azioni che mai avrebbe immaginato di poter compiere.
Stirpe di drago è animato da una moltitudine di personaggi, che Pearl S. Buck fa conoscere al lettore nelle loro molteplici sfaccettature, svelandone pregi e difetti, luci e ombre, desideri e paure, e riuscendo a creare così una forte empatia.
Sono uomini e donne animati da coraggio, vittime di violenze e stupri indiscriminati, ma capaci di reagire con dignità alla brutalità degli invasori che non si fermano davanti a nulla, privi di scrupoli e umanità. Legati alla loro terra e decisi a difendere la loro libertà, attingono a ogni loro risorsa per non arrendersi.
Con questo romanzo, Pearl S. Buck accese in Occidente i riflettori sul massacro di Nanchino e sui crimini perpetrati dai giapponesi durante la seconda guerra sino-giapponese. Pubblicato inizialmente a puntate nel 1941 nella rivista Asia, l’anno successivo uscì in lingua inglese, poco dopo l’attacco giapponese a Pearl Harbor e l’entrata in guerra degli Stati Uniti, mentre in Italia arrivò solo dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1947.