Una trilogia che ripercorre, attraverso il racconto della vita di un singolo individuo, sessant’anni di storia della Cina, dal Grande Balzo in Avanti al nuovo millennio
Ho letto tutta d’un fiato la trilogia Una vita cinese (add Editore) scritta da Philippe Ôtié e illustrata da Li Kunwu. Le ho dedicato un fine settimana, in cui mi sono completamente immersa nella vita di Li Kunwu e, attraverso di lui, nella storia della Cina.
La graphic novel copre un periodo di tempo che va dal 13 ottobre 1950, un anno dopo la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese da parte di Mao Zedong, al 31 dicembre 2009. Sessant’anni in cui la Cina è stata segnata da profondi cambiamenti, che vengono raccontati al lettore attraverso le vicende personali vissute da Li Kunwu. Vicende che sono in realtà le stesse condivise da un intero popolo.
I tre volumi della trilogia sono scanditi da tre tempi: Il tempo del padre, Il tempo del Partito e Il tempo del denaro, mettendo quindi l’accento sui tre elementi attorno a cui ruota la vita dei cinesi e del loro Paese nei diversi decenni raccontati.
Il primo volume Una vita cinese. Il tempo del padre si apre con un’immagine del padre 25enne di Li Kunwu, prosegue raccontando gli anni del maoismo, del Grande Balzo in Avanti, della Rivoluzione culturale e si chiude con un evento che segna una svolta nella storia della Cina e nella vita dei cinesi: la morte del Grande Timoniere Mao Zedong il 9 settembre 1976.
In questa parte del racconto, Li Kunwu è un bambino e la Rivoluzione culturale viene raccontata dal suo punto di vista. Nonostante si tratti del decennio più buio della storia della Cina, l’autore non dà giudizi né fa analisi, limitandosi a scattare una serie di fotografie di quanto accaduto e svelando al lettore cosa ha significato essere bambini in quegli anni, come si cresceva, con quali valori e punti di riferimento.
Anche grazie alla forza evocativa dei disegni, il lettore si trova immerso nelle scene e negli episodi raccontati, percependo l’entusiasmo e la foga che permeavano le azioni di grandi e piccoli in quegli anni. Un entusiasmo e una foga che a un certo punto sfociarono in uno stato di confusione collettiva, in cui molti agivano senza capire perché lo stessero facendo.
Come tanti non capivo più nulla di quello che stava succedendo. Regnava la discordia. Eravano tutti pronti a farsi a pezzi per qualche frase enigmatica pronunciata a migliaia di chilometri da casa mia, da persone che non conoscevo e che il Presidente Mao non riusciva a far tacere.
Nulla però riusciva ad intaccare la fiducia e la venerazione che il popolo cinese riponeva in Mao Zedong e nelle sue direttive:
Così come non si può smettere di voler bene ai propri genitori, quali che siano i loro sbagli, noi non riuscivamo a contenere il nostro amore per il Presidente Mao.
Ed è per questo che la sua morte portò nei cinesi un grande smarrimento:
Presidente Mao… le tue parole di cui ero impregnato e che declamavo con orgoglio… il tuo volto che ho disegnato e dipinto così tante volte… che cos’avevi fatto di me? Di noi?
Lo strano sentimento che allora nutrivo per te è indescrivibile, tanto era complesso e contraddittorio: cominciato con il mio primo respiro, aveva preso forma negli anni della mia infanzia.
Leggere il racconto di quegli anni nelle parole semplici, dirette e senza filtri di un bambino comunica al lettore tutta la drammaticità degli eventi, con un’intensità e una forza espressiva che coinvolgono e sconvolgono allo stesso tempo.
Andando avanti con la lettura dei due volumi successivi, l’impressione è che Li Kunwu faccia gradualmente un passo indietro, lasciando la scena ad altre figure che ha conosciuto lungo il suo cammino e che diventano funzionali al racconto della Cina e della sua storia.
Nel secondo volume Una vita cinese. Il tempo del partito il filo conduttore è rappresentato dalla volontà di Li Kunwu di entrare nel Partito comunista. Si impegna in ogni modo per riuscirci, ma la sua determinazione si scontra con il bagaglio familiare di cui non può liberarsi. Inaspettatamente, però, saranno le sue doti artistiche a cambiare quello che sembra un destino ormai scritto. Anche il secondo volume si chiude con una morte, che segna l’inizio di un nuovo capitolo della vita di Li Kunwu.
Una vita cinese. Il tempo del partito, tra i tre volumi è quello che mi ha appassionato meno, forse perché racconta degli anni di transizione, che preparano il terreno ai profondi cambiamenti che interesseranno la Cina nei decenni successivi e di cui si parla nell’ultimo libro della trilogia.
Una vita cinese. Il tempo del denaro condensa in meno di trecento pagine quasi trent’anni di storia cinese. Sono trent’anni in cui la Cina cambia volto e si affaccia sulla scena mondiale, arrivando a ritagliarsi un ruolo da protagonista.
Li Kunwu disegna le storie di cinesi che ce l’hanno fatta, che con impegno sono riusciti a risollevare le loro vite e a lasciarsi alle spalle la povertà.
Ho trovato particolarmente toccante leggere il punto di vista di Li Kunwu riguardo ai fatti di piazza Tian’anmen. L’autore non entra nel dettaglio di quanto accaduto, ma ne dà una sua lettura, che per un lettore occidentale probabilmente non è di immediata comprensione. Di questo lo stesso Li Kunwu è perfettamente consapevole, come è consapevole del fatto che ognuno è libero di fare le proprie valutazioni e di avere una propria opinione. Per comprendere la sua, che probabilmente è la stessa di molti cinesi, è indispensabile considerare il passato, le sofferenze, la fame, la violenza e la paura che hanno segnato la sua vita. Scrive:
Sono convinto che la Cina abbia bisogno prima di tutto, per perseguire il suo sviluppo, di ordine e stabilità. E in quest’ottica, tutto il resto è secondario.
Una frase che va contestualizzata considerando tutto quello che Li Kunwu ha vissuto. Una vita che ha raccontato, disegnato e condiviso con il lettore. Proprio questo rende la sua posizione comprensibile. Arrivata alla fine della trilogia, infatti, ho provato una forte empatia con l’autore.
Una vita cinese è il racconto della storia di Li Kunwu, ma è anche il racconto della storia di un intero popolo e di un Paese, delle sue ombre e delle sue luci, della sue sofferenze e dei suoi trionfi. Assolutamente da leggere!
Dopo aver scritto la sua autobiografia, Li Kunwu si è dedicato al racconto della vita di sua madre. Mia madre, graphic novel pubblicato sempre da add Editore, può essere considerato una sorta di prequel della trilogia Una vita cinese. Non potevo non leggerlo e non parlarvene (qui il post)!