Un saggio racconta e analizza le tradizioni legate alla scrittura femminile nata nella provincia dello Hunan
Limitarsi a definire il Nüshu una scrittura è riduttivo. Perché dietro quei caratteri dalla forma obliqua e armoniosa ci sono storie e vite di donne, cultura e tradizioni, desiderio di comunicare e paura di svelarsi. Il leggendario Nüshu. La scrittura creata dalle donne per le donne, saggio scritto da Zhao Liming, professoressa dell’Università Qinghua tra le massime esperte in materia, pubblicato da Csa Editrice e tradotto in italiano da Giulia Falcini, sinologa e autrice del libro Il Nüshu – La scrittura che diede voce alle donne (CSA Editrice, 2020), ci svela nel dettaglio questo fenomeno culturale e sociale, ci porta nei luoghi in cui è nato e ci racconta come si è sviluppato, spiegandoci cosa ha spinto le donne a creare i circa cinquecento caratteri che lo compongono.
Nato e diffusosi nel bacino del fiume Xiaoshui, nel nord-est della contea di Jiangyong, in un’area di circa cinquanta chilometri, il Nüshu serviva alle donne per comunicare tra loro, per raccontare le loro storie ed esprimere i loro sentimenti. In un’epoca in cui non avevano accesso all’istruzione, non era consentito loro imparare né a leggere né a scrivere, veniva imposta la fasciatura dei piedi, erano costrette in casa, dedite alla cura della famiglia e impegnate nell’arte del ricamo, il Nüshu è diventato il loro strumento di comunicazione.
Espressione del dialetto locale, con poche centinaia di caratteri, riuscirono a trovare un loro modo di comunicare, diverso da quello utilizzato dagli uomini, ma non tenuto loro segreto. Scrivevano su carta e ventagli, su cinture e stoffe e, attraverso questa scrittura, le donne residenti nei villaggi contadini del bacino del fiume Xiaoshui creavano legami tra loro, condividendo esperienze e difficoltà, gioie e dolori. Alle parole si accompagnavano melodie, nascevano così canti in cui le donne racchiudevano tutta la loro esistenza, raccontavano aneddoti, davano voce alla loro interiorità.
Il valore sociale del Nüshu si esprimeva in svariate occasioni, dal matrimonio al rito del laotong. Quando una ragazza si sposava, tre giorni dopo la cerimonia, le veniva donato il Libro del terzo giorno, che era considerato un simbolo della sua buona educazione. Vi scrivevano la madre, le sorelle e le amiche, per augurarle felicità e dispensarle consigli, lasciando poi delle pagine bianche che la sposa avrebbe riempito nel corso della sua vita.
Il rito del laotong, invece, era celebrato per legare la vita di due bambine, coetanee, con la stessa posizione sociale e simili nell’aspetto. La prima era chiamata a scrivere su un ventaglio con i caratteri della scrittura femminile una “proposta di unione” a cui l’altra rispondeva scrivendo su un secondo ventaglio.
Le ragazze che conoscevano il Nüshu venivano definite “nobildonne” e toccava a loro tramandarlo alle generazioni successive all’interno della famiglia, nelle scuole private, in occasione dei sacrifici alle divinità e nella sala del canto.
Il volume è ricco di informazioni, di storia e di spiegazioni, accompagnando il lettore alla scoperta di questo fenomeno culturale e sociale in tutte le sue sfaccettature. Oltre a presentare i caratteri base, è anche arricchito da numerose immagini, che mostrano gli oggetti su cui venivano impressi, e da tantissimi esempi di canti e ballate popolari, giuramenti di sorellanza composti per il rito del laotong, poesie e leggende, resi accessibili dalla traduzione di Giulia Falcini, che ci permette di avvicinarci al mondo in cui si è sviluppato il Nüshu e ai pensieri e racconti che le “nobildonne” di Jiangyong affidavano a questi caratteri, dalla forma morbida ed elegante.
Nel 1995 il Nüshu è stato dichiarato Patrimonio mondiale dell’umanità per tutelarne la sopravvivenza, tramandarne le preziose testimonianze e preservarne l’autenticità.
Pubblicato su Cina in Italia di febbraio 2022